Descrizione della città bassa
L’”unico accesso”
Da Ghefira a Monemvasia ci vogliono a piedi dai 15 ai 20 minuti. Si procede dapprima sul terrapieno che collega Ghefira alla rupe nel tratto di mare più stretto. Alla fine del terrapieno, voltandosi indietro, ci si può fare un'idea viva delle fasi preliminari dell'urbanizzazione di Monemvasia.
Al centro dell'insenatura di destra (nord ovest) sorge una piccola altura rocciosa, sui cui pendii a suo tempo si trovava Epidavros Limera, mentre sulla sommità si trovava l'acropoli. Sulla cartina che segue questo punto è ancora segnato con il nome di Vieille Malvasie (Monemvasia Vecchia).
Un po' più a nord si vedono sulla costa delle case. È il paesino che oggi si chiama Palea Monemvasia (Monemvasia Vecchia). Sulla cartina è segnato come S. Nicolò. Dietro le case si scorge un'incavatura che separa una penisola con una torre dalla terra ferma. Palea Monemvasia e questa penisola furono le stazioni intermedie degli abitanti di Epidavros prima che si insediassero sulla rupe.
Precedentemente, invece del terrapieno, c'era un ponte lungo 163 metri, con 13 arcate. In tempi ancor più lontani la rupe era collegata alla terra ferma solo tramite uno stretto istmo di sabbia. L'istmo, il ponte, il terrapieno rappresentarono sempre un accesso facile a difendere e diedero alla città il suo nome: "mone embasis" che vuol dire "unico accesso", è infatti una definizione precisa della posizione della rupe e si trasformò nel corso del tempo nel nome attuale di Monemvasia.
Pianta del porto del tardo secolo XVII
I resti del sistema difensivo di questo accesso unico si possono vedere tuttora al termine del terrapieno, sulla sponda della rupe. Delle mura munite di feritoie sono gli ultimi testimoni di queste opere di difesa che comprendevano, al centro, un'alta torre; quest'ultima fu abbattuta quando, alla fine del secolo XIX, fu costruita la strada di accesso a Monemvasia. In molti altri punti di questa strada che conduce alla porta della città, si riscontrano le distruzioni causate dai lavori stradali.
Le coperture delle cisterne sforzate e le fondamenta spaccate delle vecchie case testimoniano in pari tempo che la rupe non era abitata soltanto sull'altopiano e nella città bassa, ma che edifici sacri e profani occupavano tutto il tratto meridionale ai piedi della parete rocciosa. Il visitatore attento può quindi verificare l'immagine che di questo tratto della rupe conservano silografie ed incisioni della fine del secolo XVII.